15 Maggio 2018
Conferenza Internazionale Bangkok – Maggio 2018. Ne vale la pena?
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Dopo aver letto sul gruppo Ufficiali Giudiziari di FCB, il commento di Francesca al video della mia intervista al collega Greco: ” Ho visto “L’intervista”………la mia domanda è: è utile x evitare che la nostra categoria”in Italia” sparisca?” non posso farne a meno di fare alcune considerazioni sulla posizione dell’AUGE all’interno delle organizzazioni internazionali.
La consapevolezza da parte di tutta la categoria degli Ufficiali Giudiziari che la nostra professione si trova di fronte ad un passaggio storico, in negativo, è un dato di fatto, così come vi è la consapevolezza dell’occasione persa alcuni anni fa quanto sindacati (e non solo) hanno in qualche modo contrastato la riforma radicale del nostro statuto per conservare lo “status quo”. Se così non fosse stato, oggi la situazione sarebbe ben diversa.
Ricordo ancora l’entusiasmo di tantissimi colleghi, LUNGIMIRANTI, consapevoli che la nostra professione non poteva sopravvivere con lo stipendio fisso, trasferte e decimo, ma serviva un salto di qualità perché il mondo giudiziario si stava trasformando grazie alla tecnologia e alla necessità, a livello internazionale, di armonizzare le procedure e le professioni.
A differenza di quanto accadeva in Italia, altri paesi europei e non solo, al contrario, si sono attrezzati e grazie anche all’appoggio dell’Unione Internazionale H.J., sono riusciti a sensibilizzare i loro governi in quanto è un dato di fatto che il ruolo che l’Ufficiale Giudiziario ha nel sistema economico e giudiziario è fondamentale.
A noi italiani ci è mancato il coraggio e le tante paure sono scaturite specialmente dall’ignoranza della conoscenza.
Questa immobilità ha fatto si che oggi nello scenario internazionale siamo considerati di serie B. Una situazione paradossale considerando che l’Italia è uno dei paesi più industrializzati al mondo.
A Bangkok, in occasione del Congresso Internazionale dell’Unione Internazionale degli Ufficiali Giudiziari – con la presenza di quasi 90 paesi – ci si è resi conto, non di quanti passi indietro abbiamo fatto noi italiani, ma di quanti passi in avanti hanno fatto tanti paesi da noi considerati di terzo mondo.
Grazie alla collega Julie – Huissier de Justice francese che ora vive in Italia nonché riveste un ruolo nell’AUGE come portavoce dell’AUGE stessa verso tutti i paesi membri dell’UIHJ – abbiamo realizzato delle interviste video con diversi colleghi di tutto il mondo, per trasmettere ai colleghi italiani un messaggio: ” Non siamo soli e l’Ufficiale Giudiziario italiano ha tutte le potenzialità per essere competitivo in quanto siamo già dei veri professionisti del diritto e questo lo dimostriamo giorno dopo giorno nonostante tutte le difficoltà in cui oggi operiamo.”
Al Congresso non posso non provare tenerezza nel constatare la meraviglia delle colleghe Betta e Patrizia che per la prima volta partecipavano ad un “raduno” internazionale di Ufficiali Giudiziari. Così come il collega Ermanno, che fino a ieri non condivideva le proposte AUGE, si è ricreduto ed è pronto a lottare al nostro fianco.
Dovrebbero farlo in tanti! … e in tanti capirebbero che non è il momento di arrendersi, ma lottare!
Colleghi, si, lottare e smetterla di buttarci fango uno contro l’altro!
Dalle interviste che abbiamo realizzato è emerso anche che solo dove ci sono associazioni uniti si è forti per vincere le battaglie. Basta pensare ai paesi africani che sono riusciti a realizzare uno statuto unico per tanti paesi ed in questo modo nessun singolo paese subisce spoglio di funzioni.
Da parte nostra, in Europa, la commissione europea per l’efficienza della Giustizia (CEPEJ) nonché già diversi anni fa anche il Comitato dei Ministri degli Stati U.E. – compresa l’Italia -, ha realizzato delle linee guida sul come realizzare un agente dell’Esecuzione in grado di essere efficiente e competitivo mantenendo quella autonomia funzionale caratteristica proprio dell’Ufficiale Giudiziario.
In sintesi, tali raccomandazioni per quanto per quanto riguarda l’organizzazione dell’ufficiale giudiziario nei vari paesi europei, precisa che ci sia:
1. uno statuto professionale previsto dalla legge;
2. dei criteri di reclutamento basati sulla moralità, formazione, conoscenza giuridica;
3. una formazione continua ed appropriata:
a. competenza
b. obiettività nelle relazioni con le parti
c. valutazione e controllo professionale
4. determinazione chiara dei poteri e delle responsabilità;
5. condizioni di lavoro appropriate:
a. risorse materiali e umane sufficienti
b. remunerazione adeguata
6. messa in atto di procedure disciplinari che prevedano sanzioni in caso di abuso.
7. e così via.
Questo è ciò che noi dell’AUGE intendiamo portare avanti come battaglia, in quanto è illogico che questi principi siano stati presi in considerazione da molti paesi ma, in Italia, non trovano riscontro. L’AUGE inoltre non si fermerà qui perché, se sarà necessario, è nostra intenzione rivolgerci alla commissione europea per far condannare l’Italia su tutti gli abusi che la nostra professione ha e sta subendo in questo ultimo decennio.
Sono tanti i paesi che hanno adottato queste linee guida e le statistiche dimostrano che ove sono state applicate la buona giustizia è stata realizzata.
Per far questo occorre uscire da ogni ambiguità.
Nel panorama internazionale la nostra categoria ha una posizione anomala in quanto divisa in micro e macro sindacati. Con questo non voglio dire che i sindacati non sono utili agli Ufficiali Giudiziari – io personalmente sono iscritto ad un sindacato – anzi il loro ruolo è fondamentale per tutelare sia il singolo lavoratore che per tanti particolari problematiche, ma il ruolo di una associazione, come l’AUGE, che non è da considerarsi in concorrenza con gli stessi sindacati, ha un ruolo ben diverso.
Lo dimostra il fatto che siamo stati interpellati da diverse istituzioni nazionali ed internazionale in qualità di esperti del settore e non sono mancati dei finanziamenti da parte della commissione Europea per elaborare dei progetti da attuare in tutti i paesi U.E.
Per ottenere risultati, non servono dieci firme dei rappresentanti della categoria, ma una sola che sia forte e rappresenti tutti.
Tornando all’oggi, all’Ufficiale Giudiziario italiano, noi dell’AUGE siamo consapevoli che rivendicare in questo momento la libera professione non è il momento giusto e non so quando lo sarà ma, una cosa è certa, in questo momento alla nostra professione serve riaffermare il proprio ruolo con nuove attribuzioni e recuperare il “perduto”.
Per questo motivo, chiedo ai colleghi di unire le nostre forze, di aderire all’AUGE perché sono convinto che uniti possiamo farcela.
Sono convinto anche che i prossimi incontri “italiani” già programmati apriranno nuovi orizzonti e se la tecnologia ha inevitabilmente ridotto i profitti, oggi in diversi paesi, facendo valere la Terzietà dell’Ufficiale Giudiziario, viene utilizzata come arma vincente per ottenere un monopolio sia per le notificazioni che le esecuzioni.
Questo dobbiamo fare anche noi! Perché nessun Ufficiale Giudiziario italiano deve sentirsi di serie B!
Abbiamo dalla nostra parte l’Europa che ci sostiene e chiunque si siederà su quelle poltrone ministeriali, non potranno a lungo fare orecchio di mercante su quanto succede intorno a noi.
Ritornando alla domanda di Francesca: “E’ Utile?”
Dico di si Francesca perché l’isolamento e le controtendenze italiane emerse in tutti questi anni non potranno durare a lungo.
Io ci credo e mi auguro che la pensiate come me.
Un abbraccio a Tutti.
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Angelo
(Presidente AUGE)
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