Editoriale

26 Gennaio 2018

Parodia Politica Italiana

Parodia Politica Italiana (di Arcangelo D’Aurora)

Ecco perché siamo un Paese che non sa garantire i creditori. “Se fossi un debitore vorrei vivere in Italia…” “Investire in Italia è una follia per ogni imprenditore: la giustizia ha dei costi eccessivi e i risultati sono per lo più fallimentari…” Sono queste le frasi ricorrenti pronunciate dai relatori stranieri nei congressi internazionali ai quali partecipo, quando si discute della procedura per recuperare i crediti in Italia. Come dargli torto? Noi siamo davvero un Paese che non sa garantire il credito e il nostro processo esecutivo è farraginoso e inefficace. D’altra parte basta scorrere le classifiche internazionali che misurano l’efficienza della giustizia nel mondo: di anno in anno siamo collocati sempre più in fondo alla scala, preceduti sempre più spesso da Stati africani, o cosiddetti del terzo mondo, vedi il Marocco, il Congo o la Tunisia, che da tempo oramai hanno realizzato riforme idonee a garantire in tempi rapidi il recupero dei crediti. C’è da chiedersi allora come mai in Italia garantire la rapidità e l’efficacia del recupero di un credito non sia stato mai un tema centrale nelle riforme della giustizia. Come mai pur costituendo uno dei principali incentivi agli investimenti stranieri e non, dare certezza alle imprese sui tempi rapidi per recuperare i crediti non sia un impegno politico primario? Mi chiedo sempre più spesso come si possa giustificare il paradosso tutto italiano che impone ai cittadini anni di attesa per ottenere una sentenza che riconosca loro un credito vanificati da una procedura inefficace nella fase esecutiva, cioè quella che poi consente concretamente al creditore, tramite l’intervento dell’ufficiale giudiziario,…di portare a casa i soldi… Il problema non riguarda certo la mancanza di professionalità degli ufficiali giudiziari che poco o nulla possono opporre al potere di lobby intoccabili che prosperano e si alimentano nella palude della malagiustizia italiana, che costituisce oramai per tutte loro un business profumato e inesauribile. Poste italiane, Equitalia e agenzie di recupero crediti aumentano i loro fatturati in maniera direttamente proporzionale alla inefficienza del nostro sistema giudiziario che relega l’ufficiale giudiziario a un ruolo sempre più secondario, delegando le sue funzioni primarie alle solite lobby. Tutto ciò è in controtendenza con quel che è avvenuto negli altri Stati che ci precedono nelle classifiche internazionali sulla qualità della giustizia, i quali, al contrario, hanno www.auge.it 2 attuato riforme per attribuire all’ufficiale giudiziario lo status di libero professionista che si è rilevato lo status più efficace nell’azione di recupero dei crediti e nella esecuzione delle sentenze; ovvero, pur confermandogli uno status di dipendente pubblico, hanno tuttavia attribuito all’ufficiale giudiziario poteri e funzioni che incidono in maniera notevole sulla efficacia dell’azione esecutiva e sul recupero del credito, come accade da anni, ad esempio, in Germania. In Italia invece assistiamo inermi a migliaia di processi penali che vengono rinviati per nullità o inesistenza delle notifiche effettuate a mezzo del servizio postale. Un indulto generato dalla inefficienza e a caro prezzo. Ogni notifica penale a mezzo del servizio postale costa circa 10 euro e ogni anno in Italia si effettuano 28 milioni di notifiche. Nell’ambito della giustizia civile la problematica si ripropone in egual misura. Quante udienze vengono rinviate per nullità o inesistenza della notifica a mezzo del servizio postale? Anche qui l’ennesimo paradosso del nostro sistema giudiziario: ricevute di ritorno che non ritornano e migliaia di udienze rinviate. Quanto costa a un proprietario di immobile il rinvio della causa di sfratto per inesistenza della notifica, o un rinvio perché il conduttore moroso non si è presentato all’udienza avendo ricevuto una notifica ai sensi dell’art. 140 c.p.c.? E mille altri sarebbero gli esempi, e anche i rimedi. Vediamone alcuni. 1. In Italia la tendenza è notificare gli atti giudiziari a mezzo posta o alternativamente per via telematica. In quasi tutti i Paesi UE la notifica di un atto giudiziario di una certa importanza (citazione, precetto, pignoramento immobiliare, ecc..) non avviene consegnando al destinatario una semplice raccomandata in busta verde, bensì attraverso l’istituto della significazione che impone al notificatore di informare il destinatario circa i propri diritti e doveri al fine di garantirgli una giusta difesa. L’ennesimo paradosso italiano impone viceversa all’ufficiale giudiziario, (cfr circolari ministero della Giustizia) di notificare a mezzo posta anziché a mani – relativamente ad atti civili a carico dell’Erario e fuori dal comune ove ha sede il suo ufficio – anche quando il costo della raccomandata sia superiore all’indennità di trasferta spettante all’ufficiale giudiziario, nonostante ciò costituisca un aggravio della spesa pubblica. 2. In particolare, in merito al recupero dei crediti, siamo l’unico paese al mondo che incentiva l’Ufficiale Giudiziario all’improduttività: si premia la quantità dei verbali di pignoramenti redatti attraverso le indennità di trasferta, indipendentemente dal risultato. La qualità della prestazione pertanto non influisce sulla retribuzione: ogni ufficiale giudiziario riceve solo un rimborso per i chilometri percorsi e nessun incentivo proporzionato alla quantità del credito recuperato. Un verbale di pignoramento “mancato” per assenza del debitore o di suoi familiari conviventi che non consente all’ufficiale giudiziario di accedere nell’abitazione viene retribuito in egual misura di un verbale “fruttuoso” nonostante la redazione del verbale di pignoramento “mancato” richieda meno di un minuto, mentre quello “fruttuoso” può richiedere a volte una giornata intera. Un compenso identico spetta all’ufficiale giudiziario anche nel caso in cui riesca a convincere il debitore ad effettuare il pagamento del credito in sue mani, con l’aggravio per l’ufficiale giudiziario di detenere la somma fino al deposito nella Cancelleria. Anche qui un ulteriore paradosso: in caso di pignoramento “mancato” l’ufficiale giudiziario è tenuto, secondo circolari ministeriali, a restituire gli atti al creditore ed attendere una nuova richiesta di pignoramento al fine di procedere ad un nuovo tentativo. Tutto ciò la dice lunga sulla necessità di una riforma totale della procedura attualmente in vigore per recuperare un credito, riforma che a mio avviso dovrebbe prevedere maggiori incentivi per l’ufficiale giudiziario proporzionati alle somme www.auge.it 3 recuperate e maggiore autonomia nel procurarsi mezzi e strumenti necessari alla sua attività al fine di conseguire risultati certi e definitivi. 3. L’ultima riforma delle esecuzioni, ha introdotto l’istituto della “dichiarazione patrimoniale” che impone al debitore di dichiarare tutti i suoi beni pignorabili. La maggior parte dei Paesi stranieri che avevano adottato un istituto analogo, oggi stanno rivedendo tale riforma in quanto avvantaggia solo i debitori furbi e penalizza ulteriormente i creditori. Occorre invece, per ottenere risultati concreti nel recupero dei crediti, attribuire all’Ufficiale Giudiziario un potere di indagine patrimoniale da esercitare prima ancora di dare avvio ad ogni tipo o forma di esecuzione. In Italia l’Ufficiale Giudiziario può esercitare tale potere solo dopo aver bussato, con esito negativo, alla porta del debitore e non prima di averlo invitato “gentilmente” a collaborare. Vi sembra efficace un simile modus operandi? 4. Secondo una recente circolare ministeriale l’Ufficiale Giudiziario, non può fotografare i beni pignorati, senza il consenso del creditore, nonostante vi sia una norma ben chiara che, al contrario, impone la descrizione e la rappresentazione fotografica dei beni pignorati, infatti l’art.492 c.p.c. recita: “L’ufficiale giudiziario redige delle sue operazioni processo verbale nel quale dà atto dell’ingiunzione di cui all’articolo 492 e descrive le cose pignorate, nonché il loro stato, mediante rappresentazione fotografica ovvero altro mezzo di ripresa audiovisiva”. Il legislatore ha introdotto questa norma per evitare i reati di sottrazione o sostituzione dei beni pignorati, il Ministero della Giustizia la rende vana trasformando ciò che nella legge è un obbligo, in una facoltà. Nel nostro Paese siamo riusciti pertanto a svuotare il concetto di “Effettività della Legge”. Tutto diventa effimero. Una sentenza è tale se trova pronta e idonea esecuzione, viceversa diventa carta straccia. Eppure la Commissione Europea ha più volte sollecitato tutti gli Stati ad armonizzare le procedure esecutive, suggerendo in particolare la linee guida a cui attenersi per valorizzare la funzione essenziale, in uno stato di diritto, dell’Ufficiale Giudiziario concentrando l’attenzione sulla formazione iniziale e continua, sull’accesso alla professione, sull’organizzazione, sullo status, sulle funzioni esclusive e accessorie, sui poteri e sull’accesso alle informazioni, sulla remunerazione adeguata e sui costi, sui diritti e doveri, sull’etica, la disciplina , la responsabilità e il controllo. Nonostante ciò, i nostri rappresentanti politici non hanno saputo trovare risposte adeguate lasciando i cittadini in balia di inefficienze e burocratismi che allungano a dismisura i tempi e i costi per il recupero di un credito, che nella maggior parte dei casi non si consegue. Consentitemi un’ultima considerazione sulla riforma che introduce la conciliazione obbligatoria. A chi conviene? Certamente non a chi si rivolge alla criminalità organizzata, esperta in “risoluzione delle controversie”! E non conviene certamente ai creditori i quali dovranno sottostare alle condizioni imposte dal debitore, se non vorranno imbarcarsi in cause decennali per ottenere una sentenza che potrebbe, sebbene favorevole, rivelarsi la classica vittoria di Pirro a causa delle lungaggini, del costo e della inefficacia del nostro processo esecutivo. Sarebbe opportuno pertanto al fine di innescare meccanismi virtuosi nel processo esecutivo italiano porre l’ufficiale giudiziario al centro della fase esecutiva predisponendo www.auge.it 4 strumenti legislativi e operativi snelli ed efficaci che consolidino il suo ruolo di protagonista indiscusso nelle esecuzioni delle sentenze. La maggior parte dei Paesi europei, dei Paesi post-comunisti, dei Paesi africani, asiatici e Sudamericani hanno intuito da tempo che il ruolo dell’ufficiale giudiziario incide positivamente sull’assetto giuridico-economico di una nazione, pertanto si sono apprestati a varare riforme che ne hanno valorizzato in maniera adeguata compiti e funzioni. E’ oramai tempo che anche il nostro Paese sconfigga quella turpe figura che da troppo tempo impera nel nostro sistema economico: il debitore più forte al mondo! Noi dell’AUGE, grazie all’impegno personale di molti colleghi associati, siamo riusciti ad integrarci nelle più prestigiose organizzazioni internazionali degli Ufficiali Giudiziari. Questo ci consente di non perdere dei riferimenti sull’evoluzione che sta avendo la nostra professione dentro e fuori l’Europa. Di recente l’Unione Europea ha co-finanziato all’AUGE e ad altre otto associazioni di Ufficiali Giudiziari di Paesi europei un progetto di armonizzazione delle procedure esecutive e dell’Ufficiale Giudiziario. (vedi sito AUGE .. Execution Judiciaire en Europe). È questa la nostra speranza per un futuro prestigioso della nostra professione. In Senato giace “congelato” un disegno di legge che prevede l’istituzione della libera professione per l’Ufficiale Giudiziario così come già istituita in quasi tutti i Paesi UE. Nonostante sia una riforma a costo zero, il nostro Ministro della Giustizia non ritiene opportuno attuarla ritenendo che i tutti i disservizi degli ufficiali giudiziari possano essere risolti con la notifica telematica. Ancor meno poi sono state prese in considerazione le varie proposte di riforma avanzate dalle Organizzazioni sindacali di categoria al fine di rendere più efficace il ruolo e le azioni poste in essere dall’Ufficiale Giudiziario, funzionario pubblico. Anzi, sembra quasi che le proposte avanzate abbiano contribuito a velocizzare il trasferimento di funzioni alle solite lobby che con la malagiustizia prosperano. Viene spontaneo quindi chiedersi, a conclusione di questa lettera: esiste ancora l’onestà politica o dobbiamo rassegnarci tutti in attesa che venga approvata….. la riforma forense? A buon intenditor poche parole! Arrivederci e grazie

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